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CAMALDOLESI
Monaci benedettini membri della congregazione
che trae nome dall'eremo di Camaldoli, sull'Appennino tosco-romagnolo,
in provincia e diocesi di Arezzo. L'eremo, costituito da celle separate
e da una chiesa, sorse agli inizi dell'XI secolo, per iniziativa di san
Romualdo di Ravenna, nella prospettiva di fondere regime cenobitico e
regime eremitico. Lo stesso san Romualdo fece erigere nella località
Fontebuono, a pochi chilometri di distanza dalla prima costruzione, un
secondo edificio originariamente destinato a ospizio, ma poi trasformatosi
nell'archicenobio di Camaldoli. Notevole dal punto di vista artistico
e architettonico, il complesso delle costruzioni di Camaldoli fu centro
di pellegrinaggio, di promozione di attività agricolo-forestali
e, grazie alla sua biblioteca, di vivaci attività culturali e di
studio. La congregazione camaldolese, fortemente impegnata nel movimento
per la riforma della Chiesa e illustrata dall'opera di san Pier
Damiani, venne definendo i suoi caratteri nel corso dell'XI secolo
e fu approvata da papa Pasquale II nel 1113. Il priore dell'eremo, ove
si praticava un'austera e rigorosa vita contemplativa, era al vertice
di un variegato complesso di romitori, chiese e monasteri, maschili e
femminili, urbani e rurali, fondati o riformati dai camaldolesi con il
concreto supporto dei pontefici, del clero locale, degli imperatori e
di vari poteri laici. Le fondazioni si limitarono inizialmente alla Toscana,
ma ben presto si estesero alle Marche (con il celebre eremo e monastero
di Fonte Avellana), alla Romagna, alla Sardegna, all'Emilia, al Veneto
e all'Istria. Nonostante frequenti e vivaci contrasti interni la congregazione
continuò a fiorire fino al XV secolo, spesso ancora attiva nelle
opere di carità, nello sforzo di rinnovamento della Chiesa e negli
studi, specie umanistici. In epoca successiva si suddivise in varie ramificazioni,
che sopravvissero con ineguale fortuna. Le due ultime superstiti si fusero,
nel 1935, nella "Congregazione dei monaci eremiti camaldolesi dell'Ordine
di san Benedetto" di cui fanno parte sia l'eremo che l'archicenobio di
Camaldoli.
M. Luzzati
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